Fu il vero tormentone nell'estate del 1976. Si ascoltava ovunque. E alla fine entrava in testa, c'era poco da fare.
«Quella volta che conobbi Stefano T. sentii subito che sarebbe iniziata una grande amicizia, come quando incontriamo una donna e avvertiamo fin dall’inizio che sarà diversa dalle altre, sarà importante. Doveva essere la fine di maggio i primi di giugno del 1976. Il tramite fu Dario. Ci ritrovammo a parlare appena fuori del biennio, sul vialetto d’ingresso, sul lato destro guardando l’entrata a vetri. Eravamo poco oltre l’ultimo pino e immersi in quell’atmosfera tipica di fine anno scolastico, euforica e caciarona. L’aria era carica di odori estivi, il sole caldo, il cinguettio di uccelli e ronzar d’insetti. Luce abbagliante. Attorno a noi i Ciao e le vespine parcheggiate ovunque, con quel disordine trasandato tipico dell’età. Da una macchina parcheggiata rimbombava il tormentone dell’estate, Ancora Tu di Battisti, canzone che amo ancora e che avrebbe marchiato indelebilmente quel momento.
Tutta quella situazione era eccitante e metteva, come dire, una smania propulsiva, poneva un’aspettativa da sabato del villaggio. Tutto era nuovo ed elettrizzante. E gli amori, gli amori son proprio veri, perché a quell’età qualsiasi passione è totalizzante, e non ho più paura della libertà, cantava un giovin Venditti. Forse un po’ di paura ne avevevamo, ma l’attrazione era di gran lunga superiore.»
Una delle voci più incredibili in un brano straordinario. Robert, comunista inglese e paraplegico dopo il noto incidente, sembrava simboleggiare nel vocalizzo finale del brano, dedicato alla moglie Alfie, tutta la nostra voglia di libertà, umanità, speranza. Bordoni.
Il disco solista di Crosby, If I Could Only Remember My Name, è del 1971, ma cos'erano 5 o 6 anni dalla sua uscita? Per noi era attualissimo. La cassetta con la registrazione dell'album, che Stefano M. custodiva con attenzione, era sempre presente nelle sortite verso la campagna, meta sembre gradita. Usavamo un registratore a pile, ovviamente. La musica di quel nastro era una colonna perfetta per sottolineare la bellezza del verde e quell'atmosfera di genunina libertà e voglia di stare assieme.
Strade lunghe, rettilinei infiniti sotto il sole accecante e macchine sgangherate lanciate al massimo delle loro possibilità. Tutto era possibile.
A tutte quelle "Caroline" che abbiamo amato in quegli anni attraverso la voce dell'inarrivabile Robert Wyatt.
Chissà se davvero Lolli abbia mai visto gli zingari felici in piazza Maggiore ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra. Forse era un raro giorno in cui lui era felice e ci ha regalato questa perla rara. Quella felicità, quella foga, quella rabbia, quel desiderio utopico, quell'intensità, trovano corpo in alcuni passaggi memorabili della canzone:
E' vero che non riusciamo a parlare e che parliamo sempre troppo